Sono affascinato dal tempo imperfetto. Dal disegno imperfetto. E dall’essere umano, che in quanto a imperfezione, se ne intende.
Sí, ecco, Dio non sarebbe d’accordo, avendolo fatto a sua immagine e somiglianza, ma vai a discuterne con lui se sei capace… Non ammette replica!
L’imperfetto indicativo è un tempo verbale che indica un’azione avvenuta nel passato e considerata nel suo svolgersi, nella sua durata, senza riferimento al suo inizio, alla sua conclusione o al suo scopo.
Non può non farti tenerezza un tempo così sfigato!
Il presente è noioso, direi quasi un verista: “io mangio”. Eh, sai che roba.
Il passato remoto è per chi se la tira un po’, “nel 1924 io attraversai la Manica a nuoto”. Vabbè. Bravo.
Il futuro mi ricorda lo zio di Simba, il Re Leone, tanti ruggiti e non se lo filava nessuno.
Ma l’imperfetto… è un tempo cucciolo. “Io scrivevo”. Quando, cosa, dove, come, perché?”
Intendo fondare un movimento a protezione del tempo imperfetto, anzi lo sto fondando ora, perché si vive nel gerundio!