Mi sa che abbia ragione tu, Albert: Dio non gioca a dadi. A carte, però, resta il migliore.
Me ne sono accorto oggi, guardando due ottuagenari tenersi per mano, mentre prenotavano il vaccino in farmacia. Una coppia perfetta. Vedere come si sostenevano nel muoversi, nel ragionare, nel cercare soluzioni a internet e moduli da scaricare, parole trasparenti per chi da piccolo non aveva un frigo, o l’acqua corrente.
Erano lì. Insieme lungo la vita.
Per strada una mamma, bimba appesa tra due mani, papà che le sorride con gli occhi, mentre bofonchia a un telefono. Un tris perfetto. Che nemmeno le pubblicità del Mulino Bianco.
A metterli insieme, la coppia di prima e il tris, avresti un full. Hai detto poco. Che sguardo doneranno i nonni a quella nipotina? Quali parole non oseranno dire, per non emozionarsi troppo? Questa esistenza senza fine gioca a carte.
Mi vengono in mente i tre amici di una volta, quelli con cui cantavamo in barca “Trottolino Amoroso” a squarciagola, abbracciavamo abeti tentando di sciare e a capodanno rimorchiavamo squadre professionistiche di pallacanestro femminile, duemila millimetri di bontà e un milione di auguri.
Che periodo vincente. Eravamo un poker mica da poco.
Dio fa così, sai? Lui gioca a carte con noi. Forse merita lasciargli condurre la mano. Fosse solo perché non bara mai.