La flaca non sorride

Per una ragione che non conosco, le storie toccanti non mi hanno mai toccato più di tanto. Difficile io mi commuova davanti a un film, o leggendo un libro, un articolo. Quindi la morte di Pau Donés deve avere un valore particolare. Forse perché percepisco la pulsione nel trasferire in parole le sensazioni più potenti che ci attraversano. Non per forza le più profonde, o le più intime. Quelle che però ti abbracciano e ti tengono stretto quando meno te lo aspetteresti. Quelle che per avere un senso, ti chiedono di trovare espressione; in un modo, un modo qualsiasi: “…non posso andarmene da quest’isola senza prima aver fatto l’amore con te”. Al mattino si svegliò, ancora vestito e abbracciato alla donna: “Mi alzai, presi un foglio e una matita, e, seduto sul letto, intento a osservare il mio angelo che dormiva lì accanto, scrissi in soli dieci minuti una breve poesia che raccontava le emozioni provate per Alsoris nel corso di due incredibili settimane trascorse a La Habana. Poi copiai la poesia su un altro foglio e la infilai in una busta per lei”. Di lì a poco, quelle parole sarebbero diventate il testo della canzone che avrebbe reso famoso in tutto il mondo il gruppo degli Jarabe De Palo: La Flaca.

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