La fantasia. La testa e le nuvole viaggiavano alla stessa altezza a diciott’anni. Poi ci avrebbe pensato la vita ad ancorare l’aquilone e ritrarre il filo dei sogni, metro dopo metro. La fatica fu rendersi conto di come il cielo, visto da sotto, fosse più vasto di quanto sembrasse da lassù. La fantasia.
Dieci anni più tardi mi accorsi di quanto valore avessero quei voli pindarici; che a sfiorar le stelle di notte erano mica capaci tutti. Divenne un mestiere. Mi accorsi di far parte di quel tutto che era più grande di me, ma dato che vi appartenevo, quel tutto ero io. «Sei un ciliegio e una gramigna. Sei un tonno e una mucca, roccia muschiata e acqua che scorre, sei terra rossa e pelle nera, sei luce e ombra e… Sei talmente tanto, che non lo sai.
E pensare che a diciott’anni cantavo «Non siamo la polvere di un angolo tetro, né un sasso tirato in un vetro, lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo, non siamo, non siamo…» Grazie #Guccini, perché so ancora come domarla.